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L'autore di questo libro assicura di aver trascorso alcuni anni occupandosi della inspiegabile scomparsa di Louis Spohr. Un musicista che il pubblico europeo dei teatri d'opera e delle sale da concerto della prima metà dell'Ottocento aveva acclamato come sublime violinista (metteva Paganini in soggezione), osannato come direttore di orchestre che il suo rigore rendeva impeccabili, adorato come compositore che, senza staccarsi dal classicismo, aveva saputo cogliere l'essenza del Romanticismo creando musica che estasiava. Spohr piaceva a tutti. Le teste coronate lo onoravano, il mondo accademico lo teneva in grande considerazione e, addirittura, i giovani delle Burschen-schaften ne avevano fatto un simbolo del loro ribellismo. Spohr ha goduto di appropriata fama sino ai primi del Novecento e poi, senza plausibili ragioni, il suo nome si è dissolto. L'esame dell'ambiente artistico nel quale è vissuto, un'attenta rilettura delle sue note biografiche e delle sue opere, almeno nei voti dell'autore, avrebbero dovuto fornire la spiegazione del misfatto, ma lui stesso sospetta che l'indagine non abbia fatto luce sul punto. È certo invece che il "desocupado lector" dal suo scritto riceverà uno stimolo ad ascoltare i suoni creati da questo straordinario musicista.